I miei pensieri puerili

S.N.*

Mi guardo intorno e sento la tristezza di tutte le persone sensibili, la tristezza di chi non pensa solo a se stesso o al proprio pollaio, ma ha a cuore gli altri, e riesce a diminuirsi nell’io per abitare un noi.
Sento questa tristezza perché ormai è chiaro, tutto vuole tornare come prima e quella che sembrava anche una grande occasione è diventata una occasione persa.

I nostri nemici sono già all’opera e chi vuole fare profitti fregandosene del bene comune si è già riconvertito, associato, fortificato.

Mentre chi vorrebbe agire nel rispetto di tutto, non sa intravvedere forme comuni di lotta. Eppure il momento è così grave che non si può restare separati, soli.

Sentiamo una gigantesca circolante inquietudine, legata allo stato di impotenza dei sensibili. Fa disperare l’idea che niente possa tenerci insieme in una lotta vera, anche minima, ma attiva e comune.

Potremmo sintetizzare il grave momento in tre punti.

  1. L’alto grado di infelicità della grande maggioranza della gente, o perché non ha lavoro ed è emarginata o perché si logora in lavori tristi, umilianti, mal retribuiti che in realtà non hanno la dignità di lavoro ma sono piuttosto provvisorie occupazioni.
  2. La sperequazione intollerabile fra fasce di reddito, per cui pochi si arricchiscono esageratamente sulle spalle di molti ridotti quasi in schiavitù.
  3. Il grave danno che tutti infliggiamo alla terra, il grande squilibrio che vede noi occidentali voraci e benestanti più colpevoli degli altri, squilibrio che sta distruggendo ciò che ci tiene in vita, acqua, aria, terra, animali e la nostra stessa specie.

Che potere abbiamo? Il conflitto sociale è quasi senza conflitto perché siamo oggettivamente impotenti.
C’è un solo potere che di certo abbiamo, ridicolo, rispetto alle grandi lotte, ma dobbiamo essere sinceri con noi stessi ed ammettere che per ora è l’unico potere di cui disponiamo e che possiamo potenziare mettendoci insieme.
È il potere di consumare. Il potere di essere una massa minacciosa di consumatori. Ora questo potere lo potremmo usare per essere efficacemente attivi sui tre punti di cui sopra.

Ho provato ad abbozzare un decalogo di consumatori sensibili, ben sapendo che non siamo solo consumatori, ma esseri umani che vogliono più uguaglianza, più felicità, più rispetto della terra e del cielo.

È come dire che abbiamo il potere di condizionare il mondo di produzione, cambiando il nostro modo di consumare, sia fissando delle nuove regole, sia essendo pronti anche a cambiare nostre vecchie abitudini, perché cambiare queste abitudini è la nostra nuova forma di lotta. Si potrebbe fare di questo il nostro punto di partenza per poi arrivare alle mete più grandi che sono, da una parte redistribuire il reddito e migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, dall’altra ripulire la terra e avere un comportamento più rispettoso di tutto ciò che ci tiene vivi.

 

DECALOGO DEI SENSIBILI

  1. Non acquisteremo prodotti di aziende che aumentino il tasso di infelicità della terra o dei suoi esseri viventi, umanità compresa.
  2. Non acquisteremo prodotti di aziende nelle quali i dipendenti non siano trattati con rispetto e riconoscenza, ed equamente retribuiti, aziende che dimostrino di non sapere che sono i lavoratori a fare la loro stessa ricchezza.
  3. Non acquisteremo prodotti di aziende il cui modo di produrre rovini la bellezza di questa terra.
  4. Non acquisteremo prodotti di aziende che non reinvestano parte dei guadagni in strutture di conforto per i lavoratori, mense, asili, ecc.
  5. Non acquisteremo prodotti di aziende che non reinvestano parte dei guadagni per la pulizia dell’aria, dell’acqua, della terra.
  6. Non acquisteremo prodotti di aziende che usino la pubblicità in modo menzognero e seducente, ma vogliamo che la pubblicità ci racconti piuttosto come vengono trattati i dipendenti, come sono gli ambienti di lavoro, quali i ritmi di lavoro, quale la sperequazione di reddito fra l’ultimo operaio e il più alto dirigente, ecc.
  7. Vogliamo che gli imballaggi delle merci siano ridotti al minimo ingombro, al tasso minimo di inquinamento.
  8. Per chi produce carne, vogliamo la possibilità di visitare gli allevamenti e vedere il grado di rispetto degli animali. Per chi produce frutta o verdura, vogliamo sapere come vengono trattati e retribuiti i raccoglitori. Per chi produce auto, che siano non inquinanti ecc. Per ogni prodotto porremo le nostre condizioni e la pubblicità dovrà convincerci di tutto questo.
  9. Non acquisteremo mai prodotti legati in qualche modo all’abbattimento di grandi foreste.
  10. ecc.

 

Come ogni lotta anche questa avrà per chi la farà dei prezzi da pagare, una resistenza da abitare. Ora, in questo tempo e in questa parte del mondo, la nostra più potente arma sarà l’astensione. A cosa siamo disposti a rinunciare? È una domanda molto importante.
Potremo smettere alcune abitudini, ad esempio di mangiare carne, potremo smettere di usare Amazon se i lavoratori di Amazon saranno trattati male, potremo fermare per giorni i nostri cellulari, i nostri Facebook e tutte le altre tecnologie magnifiche ma anche schiavizzanti, potremo lavarci con acqua fredda, potremo digiunare, potremo ecc. ecc. ecc.

Questi sono i miei puerili spunti. So che c’è qualcosa di possibile e dunque di buono. So che può essere solo un inizio, l’inizio di una lotta più grande. Aspetto che in tanti diano un contributo di pensiero, che in tanti approfondiscano, con la loro intelligenza, il loro coraggio, il loro amore, la loro rabbia, la loro voglia di giustizia, la loro voglia di una più condivisa felicità.

 

giugno 2020

 

*L’autrice/ore ha creduto opportuno non firmare il testo con il suo nome.

 

1 commento

  1. I tuoi spunti non hanno nulla di puerile e danno fiato a molti cuori affamati. Grazie

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