Teatro del Lido di Ostia, Roma

Chiara Becchimanzi

L’esperienza del Teatro del Lido di Ostia nasce da (e per) un territorio di periferia, ricco di contraddizioni. Raccontare e progettare cultura per un territorio del genere vuol dire affrontare una stratificazione di significati e significanti complessa: l’antica Roma e gli anni del Fascismo, la bonifica e la liberazione, le occupazioni e la nascita di nuovi quartieri, le fabbriche e le rovine, il mare, la palude e il Tevere, il grande Porto di Roma e le immigrazioni recenti, le baracche dell’Idroscalo e la morte di Pasolini, la quarantena e la conseguente disgregazione della comunità.
Ma non solo.
Ostia – in particolare il quartiere di Ponente – subisce da decenni un abbandono istituzionale. Si potrebbe descrivere come la storia di tutte le periferie del mondo, troppo spesso abbandonate a sé stesse, senza piani di sviluppo e reti di servizi necessari a garantire qualità di vita e inclusione sociale ai cittadini e alle cittadine che le attraversano.
In questi decenni abbiamo assistito ad un degrado della vita civile, ad una depressione dell’economia – ad una desertificazione vera e propria, che ha via via inaridito le prospettive, le relazioni tra esseri umani, gli immaginari – le configurazioni dell’“altro possibile”, e dunque la progettazione comune di un futuro migliore.
Sono venuti meno gli spazi, materiali ed immateriali, del dibattito pubblico; i luoghi di aggregazione, spesso promessi, non sono mai nati e quei pochi ancora esistenti rischiano di sparire o sono stati eliminati, come è successo con lo skate park, vicino a Piazza Gasparri – un centro polifunzionale che toglieva i bambini dalla strada e li inseriva in attività sportive e culturali. L’investimento culturale comunale è il più delle volte limitato e non organico; quello municipale ridicolo, e l’affermazione sempre più pericolosa delle reti criminali, con la loro capacità di presidiare il territorio, è fattore di grande preoccupazione, nonostante le recenti condanne.
“Nel deserto della cultura crescono i mostri”. E i mostri sono continuati a crescere. E continueranno a farlo, se non si prende una posizione solida e chiara rispetto all’investimento culturale.
Le mafie, la violenza politica, la cieca prevaricazione, sono figlie della sottocultura criminale, che può svilupparsi nel vuoto di proposte civiche, dopo l’abbandono dei quartieri da parte dei governi, grazie alla miopia di una certa retorica che definisce la cultura un bene di lusso, allontanandola dalla funzione primaria che le spetterebbe in quanto strumento essenziale di codificazione, comprensione e trasformazione della realtà.
Le mafie sono figlie anche, naturalmente, della sottovalutazione del crimine da parte della magistratura e delle forze dell’ordine, dell’intreccio pericoloso tra settori dell’economia, della politica e dei clan – ma soprattutto, sono figlie del deserto dei quartieri.
E così, nel deserto dei quartieri sono fiorite le trame di ambienti oscuri e gruppi di potere, si è nutrita la dispersione, si è acuita la solitudine – più che mai, dopo il lockdown.
Il Teatro del Lido nasce anche per dire che Ostia non è soltanto il romanzo criminale di Suburra, ma un’area che ha le sue incredibili bellezze e le sue energie sane e vitali. A queste dobbiamo guardare se vogliamo riscattare un destino che non è segnato. Per sensibilizzare, denunciare, formare le nuove generazioni e sostenerle nella difficile epoca che viviamo, per creare quegli anticorpi che sono necessari alle democrazie e al patto sociale che ci lega, tutti e tutte, e ci rende comunità civile, e ci fa esseri umani, senza distinzioni alcune.
Le mafie politiche e criminali, l’attitudine alla violenza e la discriminazione si sconfiggono anche contrastando la solitudine, rafforzando il concetto di comunità e cucendo, con la pazienza di Penelope, una tessitura che possa realmente costituire una mappa per orientarsi nella realtà; si neutralizzano con la cultura dei diritti e dei doveri, con progetti di educazione civica e di responsabilizzazione comune. Con la bellezza e con l’arte, con il lavoro e con la cultura, con la condivisione e la gioia, con il sostegno a chi produce progetta realizza cultura, con la costruzione poetica di nuovi scenari.
Da questa visione e da questa analisi nasce il modello pubblico e partecipato, che anima il progetto Teatro del Lido.
Mai come in questo momento è necessario combattere per i diritti delle operatrici e degli operatori culturali, e per ricostituire i momenti e gli spazi pubblici per un confronto culturale paritario, alto, poetico e ricco – perché ripartire dalla comunità, dalle sue risorse e dalle sue energie, è uno dei modi più efficaci per costruire scenari di futuro possibile.

Chiara Becchimanzi. Attrice, regista, autrice teatrale, stand up comédienne, progettista culturale, co-fondatrice della Compagnia Teatrale Valdrada. Vicepresidente dell’Ass TdL, che gestisce il Teatro del Lido di Ostia. Laureata in Scienze Umanistiche; diplomata all’Accademia Internazionale di Teatro di Roma. Pubblica per Aracne nel 2019 il suo primo romanzo, A ciascuna il suo.

Teatro del Lido. Il progetto Teatro del Lido è sostenuto da finanziamenti pubblici; è partecipato perché si basa sulla comunità culturale, coinvolgendola attivamente nella stesura della programmazione attraverso i tavoli di progettazione partecipata, vere e proprie assemblee pubbliche durante le quali si procede all’analisi critica della realtà circostante e all’elaborazione di una linea culturale condivisa. Le suggestioni rilevate durante i tavoli vengono poi metabolizzate e tradotte in programmazione grazie al lavoro del Comitato Artistico, organo collegiale che abolisce e sublima la figura del direttore artistico, i/le cui 5 componenti (Cristiano Petretto per il Teatro, Giorgia Celli per la Danza, Giuseppe Cangialosi per la Musica, Chiara De Angelis per le Arti Visive, Paola Sacco per la Formazione e il Territorio) prestano le proprie competenze e il proprio lavoro a titolo gratuito, come atto di volontariato culturale, operando una selezione virtuosa delle attività da programmare sulla base delle centinaia di proposte nazionali e internazionali che arrivano attraverso il form online. Il Comitato Artistico viene eletto triennalmente in seno all’organo collettivo che è il simbolo e insieme lo strumento principe della comunità culturale che stiamo provando a costruire: l’Assemblea dei Soci, composta da 32 Associazioni territoriali, che vanno a comporre, con le loro differenze, le loro ricchezze e le loro professionalità, l’Ass. Teatro del Lido.

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