Suzanne Dellal Centre for Dance and Theatre, Tel Aviv

Naomi Perlov e Sarah Holcman

“Sarebbe bello contribuire a fabbricare un nuovo immaginario in cui le azioni incidono in un terreno comune.”

Questa è stata l’ultima frase sull’invito che ho ricevuto per scrivere questo articolo. Mi ha colpito e ho deciso di usarla come ispirazione per sviluppare pensieri riguardo la mia visione artistica per il Suzanne Dellal Centre, nel mio ruolo di nuova direttrice artistica da marzo 2020.
Secondo me, la decostruzione offre un punto di accesso alla conoscenza. Molto del mio lavoro come insegnante, ripetitrice e direttrice artistica, viene da un interesse quasi ossessivo per lo scomporre le cose fin nelle loro più piccole parti, nella loro essenzialità. Lo scomporre qualcosa che ha un peso – il peso del suo passato, una enorme quantità di attività e una forte responsabilità verso svariate comunità – esige una decostruzione di tutte le sue parti, incluse quelle vuote, ciò che si vede e ciò che non si vede. Perciò ho preso alcune parole da questa frase come ispirazione per condividere il mio punto di vista.

 

Scolpire
Quando si arriva in un luogo come il Centro Suzanne Dellal con una grande storia, bisogna riflettere sul suo passato, per incidere, scavare, per decifrare ciò che contiene quel passato nei suoi aspetti reali e emozionali. Per incidere nella realtà locale e nella cultura circostante, rapportandosi al momento, al cambiamento, al progresso, vuol dire raggiungere una comprensione più profonda del reale, poterci riflettere sopra. Una volta che comprendo ciò che esiste non solo posso incidere, ma anche prendere in considerazione lo spazio negativo. Cosa può riempire questo spazio e rinforzare la struttura esistente? Come posso incidere uno spazio per il futuro?

Lo schiavo Atlas, Michelangelo

Build
Ho fondato la Maslool con Offir Dagan, un programma di formazione professionale per danzatori talentuosi di età 18-20 per fornire una scuola di base per la danza di cui sentivo la mancanza in Israele e perciò credevo che potesse avere una enorme opportunità per svilupparsi. Ritengo che tale struttura debba essere attiva e quindi ho creato un’istituzione che lascia spazio a tante possibilità. È piena di azione. Può essere severa – nel senso buono – per favorire la libertà e far crescere responsabilità attraverso la disciplina.

La mia visione per il Centro amplia questa considerazione di “fondamenta” per pensare a una scena professionale più grande. Per costruire qualcosa bisogna scavare finché non arrivi alla roccia e poi risalire lavorando da lì. Ho l’opportunità ora di riportare con me questo terreno fertile dal Maslool e di ricostruire le radici del Centro. La struttura di formazione e istruzione costituisce le fondamenta e i pilastri, e su questa verrebbe sostenuta l’attività del Centro.

Facciata della Scuola per ragazze (ora diventato il Centro
Suzanne Dellal), Jaffa, primi anni del Novecento

Retro della Scuola per ragazze (ora diventato il Centro
Suzanne Dellal), Jaffa, primi anni del Novecento

Azione
L’azione ora è di collegare insieme questi elementi – i giovani ed i professionisti, l’allenamento e la pratica, cultura tradizionale e danza professionale, il passato ed il presente, la scuola ed il Centro. Io credo nella creazione di un sistema che si nutre da sé. Incoraggia l’apprendimento e lo sviluppo continuo, premi la curiosità, e sia di reciproco beneficio per tutte le parti. Attraverso l’inserimento di una scuola come parte integrante del Centro, posso prevedere un modo per creare una completezza e uno spazio di riflessione nel quale artisti affermati e giovani artisti creino un continuo rapporto di scambio e di conoscenze.

Shachar Hanin, studente del Maslool, foto Anne-Sylvie Bonnet.

Terreno Comunitario Condiviso
Esiste qui, nel nostro giovane paese, una spinta costante verso l’avanguardia, un conflitto con la tradizione ma anche la necessità di salvaguardarla. Abbiamo energia, passione, coraggio, “chutzpah”, audacia e resistenza. Ciò si può osservare nella danza israeliana, che non è strettamente collegata con la tradizione del balletto classico. Io sono israeliana ma ho vissuto e lavorato per molti anni in Europa e perciò sento in prima persona questi scontri di cultura. Penso ai miei genitori quando arrivarono in Israele, a come hanno vissuto questo contrasto di culture. Loro, accademici dall’Europa e dal Sud America sono venuti a mungere le mucche in un kibbutz e immergersi in una forte ideologia comunitaria.

Kibbutz Bror Hayl, David Perlov 1958

Vedo la transizione da un contrasto di culture ad una cultura israeliana condivisa, influenzata dall’eredità e dalle storie dei tanti immigranti che si sono insediati qui. Ora la giovane generazione di danzatori già sente che possiede questo luogo, sente che appartiene ad esso e porta con sè tutti questi vari flussi di differenze mentre creano una nuova identità israelitica.

Questa nuova identità che la prossima generazione sprigiona ha bisogno di un rifugio dove fiorire. Uno dei miei obbiettivi è di stabilire una compagnia di repertorio che può gestire i lavori di tanti coreografi israeliani e valorizzare quest’identità israeliana in evoluzione. La maggior parte delle compagnie di danza in Israele sono collegate ad un singolo coreografo; non c’è una compagnia di repertorio che mostra la vastità dell’eccezionalità della scena israeliana, o che si focalizza sul fare crescere i giovani coreografi. È importante non solo riflettere su questo, ma stabilire una struttura per la creazione che possa offrire uno spazio serio per questa ricerca sull’individuo e sulla comunità.

I piedi alati di Mercurio (Hermes),
Giardino Botanico, Buenos Aires, foto Ignacio

Meraviglioso
È meraviglioso condividere la conoscenza; collegare l’entusiasmo della gioventù con la vita professionale; conoscere mondi diversi; continuare ad imparare; fare da ponte tra comunità diverse; avere una casa.
Quello che è stato creato qui alla Suzanne Dellal Centre è meraviglioso. Ha una ricca storia che rappresenta il paese, il popolo, la scena della danza locale. Ho accettato il posto come direttrice artistica proprio perché ciò che si trova qui è di qualità, perché mi stimolava. Il mio istinto mi ha detto che c’è ancora da fare, tante possibilità. Mi sto domandando che cos’altro io possa fare per contribuire a questo posto? Mi piacciono le sfide e questa sfida avrà bisogno di tempo. Non vado di fretta.

Thomas Ruff, Interno 8C

Naomi Perlov ha studiato danza al Bat Dor School in Israele, alla Schola Cantorum a Parigi, con Milton Myers a New York. Si è diplomata con lode al Benesh Institute of Choreology nel 1984. Dal 1994-98 è stata co-direttrice artistica al Batsheva Ensemble con Ohad Naharin. Ha fondato The Maslool, un programma biennale professionale di danza al Bikurey Ha’Itim Arts Center- Tel-Aviv-Jaffa; e Deconstruction – un corso metodologico per insegnanti di danza. Nel 2020, è stata chiamata come direttrice del Suzanne Dellal Centre for Dance and Theatre a Tel Aviv.

Sarah Holcman è una performer, un’art manager e una curatrice e produttrice indipendente diplomata presso la Arizona State University. Tra le collaborazioni: Hollins University/American Dance Festival Masters of Fine Arts, Movement Research, il 92° St Y, Danspace Project e Gibney Dance Center,John Jasperse, Jennifer Monson e Sarah Michelson, tra gli altri. Attualmente vive a Tel Aviv ed è direttrice dei programmi del Suzanne Dellal Centre.

Il Suzanne Dellal Centre for Dance and Theatre è stato il primo centro rappresentativo della danza in Israele e a livello internazionale. Istituito nel 1989, il Centro programma eventi, spettacoli, festival, workshop di danza contemporanea e performing arts con artisti provenienti da tutto il mondo. Particolare sostegno è rivolto al lavoro di artisti emergenti e a programmi rivolti ad allargare il pubblico della danza.

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