CAPOLAVORO 2
4 aprile 2022Michelangelo Pistoletto, Porta rossa (Il Terzo Paradiso) e Gianna Nannini, Mama, scultura vocale, 2007
stampa digitale in sublimazione su alluminio lucidato a specchio
Sound installation: audio cd e cd player, cm 250 x 125
ore 20-22, Michelangelo Pistoletto, Porta rossa (Il Terzo Paradiso) e Gianna Nannini, Mama, scultura vocale, 2007
ore 21, Dialogo tra Gianna Nannini e Michelangelo Pistoletto
Porta rossa (Il Terzo Paradiso) nasce dalla collaborazione artistica tra Gianna Nannini e Michelangelo Pistoletto, esponenti l’una del mondo della musica, l’altro di quello delle arti visive, che fondono due discipline e due linguaggi diversi.
La Porta Rossa è stata presentata per la prima volta nello spazio bunKerart di Milano nel 2007, a cura di RAM radioartemobile, in occasione della mostra Suono e Forma – Il Terzo Paradiso.
La “scultura vocale” Mama di Gianna Nannini consente al fruitore di vivere un’immersione totale nella voce in modo emozionale.
Installazione sonora con musica di Gianna Nannini, testo di Gianna Nannini e Pasquale Panella, voce di Gianna Nannini, 2007-2022.
DIALOGO: GIANNA NANNINI E MICHELANGELO PISTOLETTO
Michelangelo Pistoletto. Io ho detto io metto l’orchestra a forma di Terzo Paradiso. È l’adattamento della Venere degli stracci, l’idea del Terzo Paradiso come luogo di procreazione del nuovo mondo. Il Terzo Paradiso unisce il primo paradiso, quello naturale, al secondo paradiso, quando abbiamo iniziato a creare questo mondo artificiale.
Gianna Nannini. Nella musica abbiamo un sistema meccanico di registrazione che nasce dal microfono in poi: prima la voce era senza microfono. Comunque il microfono nel mio caso è uno strumento, perché io ho una voce di tipo microfonico, perché il condensatore esalta quegli armonici che fanno parte della scultura vocale, che va a togliere e togliendo, rimane solo voce. Per creare questo suono della voce,mi hai dato delle superfici specchianti in cui reagiva la voce vicino, come la materia poteva influenzare la mia emissione vocale, cantare su quella parete e con quel tipo di materiale riflettente e descrittivo.
MP. Abbiamo parlato a lungo di cosa si poteva fare con l’arte musicale e visiva, abbiamo capito subito che bisognava fare qualcosa insieme. Avevo creato nel ‘68 un’orchestra di stracci. Al centro di questa orchestra di stracci c’erano i bollitori che fischiettavano: l’idea di una ebollizione centrale di questo Terzo Paradiso era proprio l’idea dell’orchestra dei bollitori che facevano fumo e vapore,che poi creava la pioggia su questi stracci.
GN. Su questi bollitori ho improvvisato ovviamente una composizione vocale, che si chiama Mama.
MP. Ho collocato prima di tutto il tuo ombelico. Perché il Terzo Paradiso rappresenta l’ombelico di una nuova generazione di persone che dovranno popolare questo Terzo Paradiso. E io ho scelto Gianna Nannini come la Eva del nuovo evo.
GN. Mama, mama, mama. Credo che il progetto del Terzo Paradiso sia un po’ più avanti di quello che è stato fatto fino ad oggi nell’arte.
MP. Sì, il Terzo Paradiso vuole essere un’apertura delle porte dell’arte verso la società,ma per uno scopo sociale, e non soltanto chiuso nel mondo dell’arte visiva. Io credo che la musica abbia un impatto sociale molto forte, specialmente la musica che tu pratichi.
GN. Per me il contatto con te è diventato un connubio, ci diamo degli input a vicenda, che mi hanno portato in questa operazione del Terzo Paradiso, dove non c’è questo confine. Noi mettiamo troppi confini, sia nell’arte sia nella musica, per cui diventano tutti dei piccoli ghetti, dove l’“opera d’arte” viene fruita solo da un certo tipo di persone selezionate.
MP. Secondo me bisognerebbe lavorare molto sulla musica, perché la musica è una parola che penetra.
GN. La parola mama non l’ho scelta a caso; io ho cercato di trovare un infinito nel tuo infinito,di dare una scultura vocale. La musica è il silenzio secondo me, è l’uso che fai del silenzio.
MP. L’esistente si crea continuamente attraverso la connessione delle differenze. Pensare al valore delle differenze è fondamentale. L’arte porta un equilibrio che non è fermo, è dinamico. A me oggi interessa la pace preventiva, perché sembra che la pace esista solo a seguito di una guerra. Bisogna pensare a fare la pace prima della guerra. Quindi l’arte deve creare la capacità di produrre equilibrio e armonia producendo una cultura del pensiero e della realtà, anche sociale.
GN. Io sono molto d’accordo. L’arte è uno stato indipendente.
MP. Vorrei aggiungere anche che le periferie sono i nuovi centri, lì si incontrano le situazioni più tese, più drammatiche, più problematiche. Ed è lì dove c’è il desiderio, la speranza, ma anche la tristezza e la miseria. Vorrei che sotto il simbolo della creazione questi luoghi di periferia si facessero rete.
Il dialogo – di cui riportiamo alcune parti – si è svolto al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma il 4aprile 2022 nell’ambito del progetto Capolavori.
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