Guardare cosa c’è oltre il muro

Mario Martone

Agire nelle periferie mi sembra decisivo. Ricordo perfettamente come mi colpiva, negli anni ’80, andare a New York (con Falso Movimento ci siamo andati in tournèe qualche anno di seguito) e accorgermi che quartieri che il primo anno erano del tutto impraticabili perché abbandonati e pericolosissimi l’anno dopo cominciavano ad essere frequentati da artisti, in quello successivo spuntavano negozi e ristoranti, quello dopo ancora la gente vi si traferiva a vivere. Dinamismo metropolitano. Mi colpiva perchè a Napoli, invece, tutto restava immobile. Si viveva il centro e solo il centro, per molti versi ancora oggi è così. Come se ci fosse, e ci sia, un muro invalicabile a dividere e tagliare la città. La periferia esiste all’attenzione della città solo per i suoi problemi, mai per le opportunità che offre. Non mi è parso vero, quindi, sviluppare un rapporto di forte collaborazione con un organismo di San Giovanni a Teduccio, il Nest. Nest significa nido in inglese ma in questo caso vale come acronimo di Napoli Est Teatro. La periferia est di Napoli: Scampia, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, luoghi nell’occhio del ciclone per la criminalità organizzata, le “stese” di camorra, lo squallore dei tanti luoghi abbandonati. Abbandonata era anche la scuola in cui un gruppo di giovani attori del quartiere, tra cui Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, sono penetrati alcuni anni fa occupando la palestra per farne un teatro. Hanno coinvolto moltissime persone e famiglie del quartiere e il Nest è diventato in breve un avamposto fondamentale dal punto di vista sociale, decine e decine di ragazzi sono stati strappati a una vita altrimenti consegnata esclusivamente alla delinquenza. Ma quel che qui è interessante mettere in luce è che questi attori sono magnifici attori. Lucidissimi attori, con idee chiare sul senso contemporaneo della recitazione e del teatro. È con loro che ho potuto scavare ne Il sindaco del rione Sanità, prima in teatro e poi al cinema, trovando la chiave per affrontare Eduardo De Filippo senza aver paura di superarne lo schema convenzionale con cui in genere lo si mette in scena. La periferia mi ha offerto dunque una opportunità, e l’ha offerta agli spettatori, anche quelli del centro. Quando abbiamo debuttato a San Giovanni, in questa sala da cento posti, ogni sera, prima dello spettacolo, chiedevo agli spettatori quanti di loro fossero mai stati a San Giovanni. E ogni sera erano tante le braccia che si alzavano per dire che era la prima volta. La distanza tra piazza Plebiscito (dove c’è Il Teatro San Carlo, per capirci) e il Nest si copre in auto in una ventina di minuti, mezz’ora se c’è traffico. Eppure in tanti non avevano mai pensato di guardare cosa c’era oltre il muro. Ebbene, oltre il muro c’è la città del futuro. Ci sono i problemi del futuro, naturalmente, ma ci sono anche le chiavi per affrontarli. Ho parlato di Napoli, ma sono convinto che questo valga per ogni grande città italiana, e moltissimo per Roma.

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