ORA è un groviglio di
Ilenia CaleoSi formano come nei capelli, o nei tubi di scarico, sarà che ORA è così, i grovigli sono pensieri incompiuti – incerti – malfermi. Sono pensieri che capiscono poco.
{groviglio no.2 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
Lo smart-work è una merda. Non è brillante né intelligente, non è smart affatto, e soprattutto “è” lavoro – letterale merd-work. Dice non devi andare sul posto di lavoro, ma lo spazio è terreno di mediazione, strumento anche per socializzare problemi, disagi, soluzioni. Dice lo fai da casa, ma così il merd-work entra dappertutto, nello spazio dell’intimità, dei caxxi tuoi e il tempo si confonde, diventa tutto a disposizione, diventa tutto disponibile a trasformarsi in tempo di lavoro. Dice è leggero, ma le ore si moltiplicano, fuori conto, il conteggio è tutto sulla tua efficienza. Merd-work è il sogno trasparente del capitale, tutt^ al lavoro sempre, iperconnesse e separate. ORA immagina organizzare uno sciopero o una protesta tra lavorat^ del merd-work. Difficile, molto. Certo qualcosa il merd-work di questi giorni ce lo può insegnare: servono meno ore, meno tempo, la maggior parte delle cose che facciamo sono quasi inutili o superflue. Fuck smart-work, riduzione degli orari di lavoro a parità di salario e reddito reddito reddito.
{groviglio no.3 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
Io non sono ciò che produco; oppure: forse io sono ciò che produco? Deprodurre deprodurre non è decrescita o pauperismo ma accorgersi che non c’è bisogno di produrre così tanto, che ci potrebbe essere a disposizione lo stesso reddito, le stesse risorse anche facendo meno. Sovraesposizione dell’io, performatività dell’io – da fare arte a essere un’artista, si passa dal campo delle azioni a quello delle sostanze, dell’essere, dell’identità. Terreno scivoloso. Pericolo. Io amo ciò che faccio, dunque lo faccio sempre, comunque, anche a costo zero, senza condizioni, senza reti. Continua performance non retribuita. Come i pneumatici Pirelli (cerca in google la parola “performance”).
{groviglio no.6 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
Pensare, quello poco. Pensare è qualcosa che viene su, mentre si cammina, mentre si è mischiate alle cose. Pensare è azione involontaria. Ma un’azione, non un contemplare. È un’espressione, nel senso in cui la intende Spinoza, un generarsi da un corpo da una materia da una composizione di elementi per ciò che essi possono, non un derivato. Non ha a che fare con il primato della volontà, ecco perché pensare è della materia, non dell’umano soltanto. Attività eruttiva del vulcano, che segue a fitta rete di con-cause o, meglio, di intra-azioni di materie che la co-generano.
{groviglio no.12 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
Guarda un oggetto. Un oggetto qualsiasi, possibilmente inutile. Un tappo. Una molletta di plastica. Un magnete da frigorifero. Un portacellulare. Ognuno di questi oggetti per essere costruito ha richiesto una quantità di tempo di lavoro. Quante ore sono state necessarie per fabbricare questo portachiavi a forma di gufo con gli occhi che si accendono di blu? Quantificare in ore, non in denaro. Cambiare l’unità di misura. Convertire. Ore vuol dire tempo, vita vissuta di un.a vivente. Ogni oggetto allora è tempo condensato. È vita condensata. ORA visualizza un negozio di oggettistica, gli scaffali pieni, i corridoi. Ok va bene è Marx, ma fare l’esercizio riattualizza il pensiero, e mi rende tutto concreto. Visualizza il tempo le ore la vita contenuti dentro il negozio. È un gesto alchemico. O faustiano. Un euro e settanta – quanta vita ho acquistato?
{groviglio no.27 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
ORA è il nome proprio di un progetto su cui io e Silvia abbiamo lavorato per un periodo, con molte/i altre/i. Il Valle era finito da poco e avevamo voglia di spazi aperti. Ci sembrava che la parola “piazza” e la parola “ORA” si amassero assai. In Shakespeare le piazze sono sempre tumultuose. Nelle pagine iniziali di Chronic City di Jonathan Lethem, una gigantesca voragine si spalanca nel cuore della città, nelle estreme propaggini di Uptown. Cratere urbano creato dall’artista “troppo-tardo-modernista” Laird Noteless, autore isolazionista di gigantesche opere consistenti in abissi, buchi, fosse, fiordi, Obstinate Hole è un buco. Un vuoto. La piazza chiama anche la moltitudine, vi allude. Una piazza vuota è una piazza vuota di corpi.
{groviglio no.29 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
Cosa faremo quando riapriranno i teatri e i festival? Dovremmo tenerli chiusi, un giorno di più. Prendere questo tempo come un esercizio collettivo allo sciopero. All’interruzione. Al blocco. Per rinegoziare le condizioni. Non si possono dare consigli al mondo. Non li ascolta quasi mai, peraltro.
{groviglio no.29 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
L’artista non ha niente di eccezionale. Io rinnego lo statuto di eccezionalità del lavoro artistico o culturale. Uso il mio corpo, creo immagini relazioni affetti sensazioni – come una/* sex-worker, un/* badante, chi fa lavoro di cura relazionale linguistico di riproduzione. Certo, differenti gradi di esposizione, di usura del corpo, di tutele. Ma a un alto tasso di precarietà, vedo anche le molte affinità su cui costruire alleanze e pensieri. C’è qualcosa di molto tossico, e profondamente patriarcale, nel pensare l’attività creativa e artistica come separata, ermetica, fuori dalla materialità del suo prodursi. Mischiarsi alla materia bisogna. Quanto più è sottile, tanto più bisogna imparare a riconoscerla.
{groviglio no.29 – decreto legge 25 marzo 2020 n.19}
Ancora un esercizio di quelli che proponevamo in ORA: visualizza una piazza vuota. E ORA immagina: fare accadere qualcosa. Descrivilo.
foto: dal progetto ORA silvia calderoni + ilenia caleo | 2015 | una tecnica low tech per fare scritte sui muri e sul mondo.
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