Respiro

Michela Lucenti

Ogni respiro respinge la morte, che preme in continuazione per fare il suo ingresso e così ogni secondo combattiamo con la morte.

Arthur Schopenhauer

 

Ogni tanto il caos del mondo sembra semplificarsi.
In questo momento di solitudine forzata tutti noi siamo paradossalmente vicini, condividiamo la stessa battaglia. Senza nessuna retorica.
L’urgenza di un artista è il suo sguardo sul mondo, il suo demone è il continuo richiamo della sua coscienza a realizzare quella visione.
Il mio atto creativo nasce dal corpo e la mia visione si nutre di relazione con il collettivo, io non uso nessun strumento che mi faccia da diaframma nella comunicazione, ci sono io, il mio gruppo, il mio invecchiare di fronte a chi viene a guardarci. Non posso retrocedere, questa è la natura stessa dell’arte dal vivo. Non siamo pensatori, siamo fra quelli che agiscono che si sporcano le mani.
Eppure non mi sento di fare rimostranze, ora non voglio danzare a tutti i costi, sarà la mia origine indiana che si nutre dell’energia del mondo, ora è il momento della guarigione.
Credo nell’atto politico dell’artista.
Sembra che la comunità intera delle nostre città, non abbia bisogno di noi, ma non è così. Se sappiamo ascoltare sentiamo che non è così. Ora è solo l’artista insicuro e debole che vuole danzare nel deserto. Chi conosce bene l’origine che muove il suo fare, sa prepararsi al cammino, anche quando la meta è lontana.
Seduti alle nostre scrivanie, tenendo a bada i nostri corpi frementi, mai come adesso dobbiamo calmare il nostro respiro rendendolo lieve e potente al tempo stesso, per sincronizzarlo a quello di un’intera comunità, come in una meravigliosa danza d’insieme, che si staglia in un’immagine di forza e di avanzamento unito.
Lavorare con gli altri significa ascoltarli, accogliere l’altro comprendendo tutto il suo universo, respirando a pieni polmoni la gioia di correre insieme.
La mia felicità trova le sue radici nell’azione collettiva. Il mio corpo d’artista trova il suo Gestus confondendosi nel Noi e poi uscendone solo, diverso, vivificato anche dall’incontro più duro.
Non siamo niente se non possiamo condividere, adesso non possiamo essere schiacciati dal suono dei nostri pensieri, dobbiamo essere capaci, come in un’enorme meditazione, di fare spazio dentro di noi ricordando la pratica del respiro, per riportare la vita, per permettere al corpo e alla coscienza di guarire.
Inspirare, espirare.
Per prepararci con dolcezza al nuovo incontro, per tornare a respirare a pieni polmoni la bellezza semplice del mondo.

Dopo l’esperienza de L’IMPASTO Comunità Teatrale Nomade, Michela Lucenti nel 2003 fonda Balletto Civile, progetto artistico nomade animato da una forte tensione etica. Gli spettacoli di Balletto Civile hanno molteplici ispirazioni che vanno dalla rilettura, spesso irriverente, dei grandi classici del Teatro della Danza e della Musica (La Sagra della primavera di Stravinsky, le Troiane di Euripide, Il Pomeriggio del Fauno, etc.) passando dalla drammaturgia originale di autori italiani (Alessandro Berti, Maurizio Camilli, Silvia Corsi,etc.) fino alla messa in scena di grandi autori stranieri (L’Amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff).

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