Una esperienza di unione, un’aggregazione di uguaglianza

Omar Rajeh
Siamo fragili, deboli e stanchi, ma ancora abbiamo il coraggio di lottare tenacemente per la vita. Reclamiamo ciò che è significante ed essenziale. Gli infermieri e i medici, questi eroi eccezionali, ci dimostrano indubbiamente il vero significato della loro professione. Azioni di generosità, cura ed impegno sono indimenticabili e tutto ciò fa la più grande differenza. Bisognerebbe attentamente prendere in considerazione questi valori, esaltarli e ricordarli.

Non siamo soli. L’intero pianeta sembra che stia attraversando una riflessione collettiva. Come se stessimo viaggiando alla velocità della luce e improvvisamente arrivati ad un punto di arresto. Deragliati e alienati, tutti schiacciati sugli autobus e le metro, passando dai computer ai dispositivi portatili, ora ci rendiamo conto che non è possibile continuare a correre senza fermarci un momento per riflettere. Improvvisamente guardiamo fuori dalle nostre piccole finestre per accorgerci dei colori della primavera che non avevamo colto l’anno scorso. Sentiamo ed odoriamo il calore delle nostre case, ci interroghiamo sul sistema che governa le nostre vite, ed i rapporti tra di noi.

Il Coronavirus, non solo ci ha dato un segnale riguardo le conseguenze future se trascuriamo misure urgenti, ma ci ha anche causato difficoltà che l’intero mondo sta condividendo e vivendo. In maniera anche sarcastica, un momento di vera solidarietà e attenzione. È da qui che dobbiamo cominciare. Questi momenti critici che stanno vivendo gli ospedali sono un motivo per ripensare alle priorità e agli elementi essenziali della vita. I momenti noiosi a casa sono un motivo in più per prendere coscienza, agire e per interrogare noi stessi. Siamo sempre occupati nel costruire le migliori strade, aziende sempre più grandi, fare investimenti sempre più importanti, per avere una vita confortevole e sicura mentre non dobbiamo dimenticare di dare un significato a questa vita, e di viverla.

La vera lotta culturale è quella di formulare una nuova percezione che vada oltre le forme assestate del potere e del dominio. Un dibattito tanto ecologico quanto umano che combatta tutti gli altri “virus” che stanno contaminando le nostre vite e rapporti. Virus che si basano sull’insicurezza e la supremazia. Per questo motivo, la cultura ed il pensiero hanno bisogno di rinnovarsi al di fuori degli attuali contrasti ed opposizioni economiche, politiche e sociali. Dobbiamo liberarci dagli assurdi conflitti che riguardano risorse, fedi religiose, bagagli culturali e differenze etniche. La vera battaglia è contro tutte le forme di potere, contro i nuclei statici che controllano il nostro mondo. Pensiamo ai prigionieri politici, agli artisti che hanno censurato e condannato, ai centri culturali che hanno chiuso, agli individui che vivono in povertà e nella paura, alle comunità minacciate e private delle proprie libertà di scelte di vita. Il dibattito culturale gioca un ruolo più grande, una responsabilità che ha bisogno di rinnovarsi e ritornare con propositi di maggiore impegno, attenzione e ispirazione. “Spazi d’ispirazione” che accolgono una discussione critica ed urgente che riportino l’individuo ad interagire nella vita di tutti i giorni.

Lo shock del “virus” certamente comporterà un “rinnovamento” ed un “tasto di aggiornamento” riguardo le priorità della vita, e verso ciò cui ci stiamo dirigendo. Quello che potremmo vivere oggi e proiettare nel futuro è un insieme di vari centri, di momenti stimolanti nello spazio di questo mondo. “Punti di stimolo”, non in maniera competitiva, piuttosto disposti in un modello interattivo ed urgente che segue l’essenziale. In questo caso l’essenziale rimane: cura e attenzione. Non siamo soli e siamo tutti uguali. In altre parole, abbiamo una opportunità di capitalizzare sulla cultura e sulla solidarietà attraverso una esperienza reale. Le buone intenzioni non sono sufficienti, dovremmo essere in grado di creare solidarietà in rapporto a una esperienza reale, come quella di condividere la cancellazione di eventi culturali dovuta a cause di forza maggiore, perché ci sono già state altre “cause di forza maggiore” in altre parti del mondo e le parole di solidarietà non sono state sufficienti per salvare la voce della cultura e delle arti.

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